Perché, ovunque andassero, gli ebrei suscitavano diffidenza e odio tra la popolazione locale?
 
 

L'odio verso gli ebrei (antisemitismo) comincia nel 60 a.C. quando la Giudea diviene provincia romana; gli ebrei si oppongono ai conquistatori per la diversità della loro religione.
E' questa la causa della ribellione nel 70 d.C. in seguito alla quale l'imperatore Tito rade al suolo Gerusalemme, compreso il tempio.
Inizia in questo modo la diaspora (dispersione) ora parziale, che sarà totale solo quando Adriano decide di costruire un tempio pagano sulle macerie di quello di Gerusalemme.
Questo porta a una nuova guerra tra i due popoli: naturalmente sono i romani a vincere, anche con una certa superiorità, e agli ebrei non è più concesso restare in Giudea.

Ovunque essi vadano, suscitano diffidenza e odio tra la popolazione locale: tanto per cominciare sanno leggere e scrivere (la religione impone loro di sapere interpretare e realizzare copie della torah) e vivono in luoghi dove pochi sanno leggere e scrivere, per questo svolgono lavori di tutto rispetto come banchieri, commercianti o medici; infine i cristiani portano rancore contro questo popolo perché considerato deicida ("Ha ucciso Dio").

Quest'odio è la causa dell'apertura dei ghetti (il primo a Venezia), anche se in seguito molti verranno chiusi per le idee del Positivismo, corrente filosofica che si afferma dopo il 1870

 
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